Passarono pochi anni e, nel 1971, una giovane donna del posto piena di iniziativa decise che quel luogo ricco di storia dovesse riprendere vita (ecco nonna Angela!). Così, insieme al marito Remo e con l’aiuto della suocera, acquistò il campeggio e lo trasformò in un bar, un luogo dove chiunque fosse stato di passaggio potesse trovare ristoro.
Per allestire il proprio locale, Angela recuperò l’arredo di un vecchio bar. Mantenne il minuscolo cucinotto del campeggio, al posto del dormitorio realizzato nel casotto in legno posizionò quattro tavoli per accogliere i clienti e creò un’area all’aperto realizzando alcuni tavoloni con assi di legno.
Il bar era vivo, pieno di persone, anche se la struttura restava aperta solo in estate perché non era riscaldata. Remo si occupava degli ospiti mentre Angela preparava appetitosi panini e taglieri. Per i clienti più affezionati diventarono “chei de le carte”, ricorda oggi Angela, che a mezzanotte metteva sul fuoco un pentolone di acqua per preparare la pastasciutta e sostenere gli sforzi di una folla canterina che si sarebbe fermata fino alla mattina seguente.